Love-Down In Casa CAPITOLO 2

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Sapete, per tutta la mia vita, o per lo meno per quel che ricordo, sono stato alla spasmodica ricerca di una casa. No, non di una casa intesa come immobile con cucina, bagno e tre camere. Casa intesa come quel posto in cui potersi rifugiare, in cui sai di stare bene, di poter respirare tranquillamente, dormire profondamente, goderti veramente la vita.

Non so perché ma crescendo ho capito che per me Casa non era stare sotto lo stesso tetto dei miei genitori ed una volta iniziata l’ Università ho capito fosse da qualche altra parte. Ho capito che in un luogo nuovo con i miei amici nonché coinquilini stavo decisamente meglio e mi sentivo più a Casa; ma anche lì ho poi compreso che non era dove volevo effettivamente stare ed ho iniziato a chiedermi se fosse in me il problema del non riconoscere un posto come Casa, magari perché sono stato adottato, magari perché avevo questo piccolo pezzo di puzzle delle mie origini mancante. Così ho cercato, ho compreso ed ho trovato, ma nulla che mi aiutasse veramente a sentirmi a Casa. Mi sono buttato in relazioni sicuramente tossiche, ho provato ad isolarmi, ad ascoltarmi, capendo anche di essere un po’ infelice per alcune mie scelte di vita, ma sentendo comunque di non aver ancora trovato il posto giusto.

Quindi ho deciso di fare un viaggio, di provare una nuova esperienza, in un altro Paese, con una diversa cultura e sono stato bene; ho provato una nuova esperienza ricca di novità, di lezioni da imparare, piena zeppa di nuove idee e per quasi un secondo ho pensato “forse è questa casa mia, o forse così la troverò”. Anche lì, però, ho realizzato in poco tempo che non fosse quella la strada, che non andava trovato così quello che cercavo.

Negli ultimi mesi poi ho iniziato a stare bene, o meglio: ho capito dove e quando ho iniziato a stare bene ed ho avuto la conferma proprio nel periodo post-lockdown quando io ero in balia della mia psiche e di tutti problemi che mi sono portato dietro ed in cui non vedevo l’ uscita. Ho finalmente compreso che Casa è quel luogo astratto e concreto in cui sappiamo di stare bene veramente; senza accorgermene, sono tornato a stare bene veramente.
Non fraintendetemi, i problemi non sono spariti nel nulla, non è che con uno schiocco di dita la mia vita è magicamente diventata perfetta, era ancora tutto lì. Ma era affrontabile, era più facile, era gestibile, era vivibile. Da un giorno all’ altro non ho avuto più paura.

 

Love-Down In Casa CAPITOLO 1

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Questi ultimi mesi sono stati difficili. Lo sono stati per tutti e lo sono stati anche per me.
Quando Conte annunciava l’ inizio del lockdown nel nostro paese io ero completamente da solo nel mio appartamento universitario e mai avrei pensato che ci sarei rimasto per più di 2 mesi: mai avrei pensato che i miei piani di riscendere a Roma sarebbero andati in fumo, mai avrei creduto di dovermi ritrovare perfettamente da solo per un lasso di tempo superiore alle 3 settimane, ma soprattutto mai avrei immaginato che questi 75 giorni potessero influenzare così tanto la mia vita.

Quando inizi ad accusare i primi disturbi di ansia, attacchi di panico e sintomi dello stress non ti rendi conto che ciò che ti sta accadendo parte tutto dalla tua testa e non dal tuo corpo: sei convinto di stare male, senti di stare effettivamente male, accusi dei sintomi ed inizi a preoccuparti eccessivamente. Immagini, magari, di avere solo qualche intolleranza o che forse hai sviluppato qualche sindrome intestinale; poi inizi a credere di avere qualche piccolo problema al cuore, sintomi respiratori ed inizi ad essere convinto di stare veramente male, di essere a rischio per la tua vita e che potresti non farcela più ed inizi ad avere paura.
Quella che più di tutti ti fotte è la paura.
Paura di morire.
Paura di morire solo.
Paura di stare solo. Paura di dormire da solo. Paura di mangiare da solo. Paura di vivere da solo.

A fine lockdown sono tornato dai miei, ho effettuato analisi e test per scongiurare qualsiasi cosa ed in qualche modo ho compreso che tutto quello che stavo passando, scaturiva da una mia condizione psichica che si riversava nel fisico. La realizzazione del problema mi ha aiutato molto, è vero; ma non l’ ha risolto, l’ ha solo leggermente migliorato; è un percorso difficile ed in perenne salita quello di ristabilire il proprio stato mentale a quello che era in precedenza, perché ad ogni piccolo segnale scatta di nuovo l’ ansia, i pensieri brutti e la paura. Devo impegnarmi moltissimo a calmare la paura e dirmi “sono solo io, mi sto facendo del male da solo” ed i pensieri comunque scorrono, ma hanno meno effetto su di me.
Poi mi tengo impegnato, se sono impegnato e sono circondato dalle persone che mi vogliono bene ed a cui voglio bene, sto bene. Non ho sintomi. Non ho paura.

Così un bel giorno mi sono reso conto di aver smesso di prendere le pillole per dormire, aver ripreso a bere il caffè, aver ripreso a mangiare regolarmente, a non preoccuparmi per l’ ora dello spuntino, a non credere di poter stare male da un momento all’ altro. Da un giorno all’ altro non ho più avuto paura.